Titolo: Patria
Autore: Fernando Aramburu
Editore: Guanda
Anno: 2016 (edizione originale 2017)
Traduzione: Bruno Arpaia
Curiosità: vincitore del Premio Strega Europeo nel 2017
Stelle: 5 su 5
Pagine: 632
In due parole: la tragedia di due famiglie travolte dal nazionalismo basco
Bittori e Miren sono legate da un'amicizia profonda, hanno sposato due uomini anch'essi molto amici Txato e Joxian, le loro case si affacciano sulla stessa via, figlie e figli sono cresciuti insieme. Ma sono gli anni più duri dell'indipendentismo basco, con l'ETA che moltiplicava gli attentati e imponeva un clima intimidatorio nelle province basche. Loro malgrado le famiglie ne sono coinvolte, Txato viene marcato come traditore e progressivamente isolato ed emarginato (insieme alla sua famiglia), Joxe Mari il figlio maggiore di Miren e Joxian entra in clandestinità con l'ETA. Quando Txato viene ucciso tutto crolla, tutto quello che succede dopo avviene nel cono d'ombra proiettato dalla sua morte, non si può perdonare, non si può dimenticare. Finché l'ETA non annuncia la tregua definitiva, siamo nel 2011, sono passati parecchi anni dalla morte di Txato e Bittori decide allora di tornare al paese. Aramburu costruisce il romanzo sui flashback e sulle figure formidabili di Bittori e Miren, che da amiche che erano si trovano ad un certo punto su posizioni opposte e inconciliabili, la prima moglie di un traditore/martire e la seconda madre di un patriota/terrorista. E' un romanzo dolente, sul modo in cui i conflitti travolgono le vite di chi viene coinvolto, sulle ferite che causano non solo alle persone ma alla società, alla comunità tutta e di come il dolore e l'ingiustizia venga subito ed agito da entrambe le parti.