Autrice: Adania Shibli
Editore: La Nave di Teseo
Anno: 2021 (edizione originale 2020)
Traduttrice: Monica Ruocco
Curiosità: Adania Shibli avrebbe dovuto ricevere un premio alla Fiera del Libro di Francoforte, ma dopo il brutale attacco di Hamas in Israele gli organizzatori del premio l'hanno esclusa, qui altri dettagli
Stelle: 4 su 5
Pagine: 144
In due parole: nel 1949 dei soldati israeliani violentano e uccidono un'adolescente beduina, molti anni dopo una giovane donna palestinese indaga sul terribile fatto
Diviso in due parti, nella prima parte scritto in terza persona leggiamo il racconto di come, nel 1949 dopo la Nakba palestinese e durante la guerra d'indipendenza per Israele, una divisione dell'esercito israeliano organizza un campo e durante un pattugliamento si imbatte in un gruppo di beduini, lasciano viva solo una adolescente, la tengono prigioniera finché dopo averla violentata la uccidono. Nella seconda parte, scritta in prima persona e ambientata molti anni dopo, una giovane donna palestinese, ossessionata da quello che è considerato un "dettaglio minore" si imbarca in una complicata indagine per saperne di più.
Shibli realizza una sorta di gioco di specchi tra il comandante degli israeliani, la giovane beduina di cui non conosciamo né le parole né i pensieri e la giovane donna che tenta di approfondire questa storia, Gioco di specchi anche tra la facilità di movimento degli israeliani e le difficoltà quotidiane dei palestinesi. Il finale inaspettato mi ha lasciato spiazzata, come a simboleggiare che nessuna facile conclusione è possibile quando ci si misura con delle sofferenze così profonde.