Titolo: Il dio delle piccole cose
Autrice: Arundathi Roy
Editore: Guanda
Anno: 1997 (edizione originale 1997)
Traduzione: Chiara Gabutti
Stelle: 5 su 5
Pagine: 360
In due parole: il dolore di un amore negato, la ferocia dell'India delle caste, un'infanzia sconfitta
Il libro racconta la tragedia di una famiglia, inizia con il ritorno ad Ayemenem nel Kerala di Rahel, lì nella casa di famiglia vive ancora una prozia e anche suo fratello gemello Estha vi ha fatto da poco ritorno. Sono due creature ferite e attraverso i flashback scopriamo subito che all'origine del loro dolore c'è la morte dalla cugina Sophie. Quello che non sappiamo ancora è la complessa catena di eventi che ha portato a quella morte e non solo. E' un romanzo con una linea cronologica complessa, con una struttura che crea una suspense crescente fino allo svelamento completo di una storia sconvolgente. Colpisce che malgrado l'amore che i personaggi (chi più chi meno) provano gli uni per gli altri (ad eccezione forse della terribile prozia Baby Kochamma), questo amore non si trasforma mai in empatia, solidarietà e riconoscimento reciproco, tranne che per brevi momenti e per pochi personaggi. Chi più, chi meno sono sia i custodi che gli ostaggi di tradizioni secolari: delle caste che implicano a loro volta il fuoricasta, della posizione subalterna delle donne, delle apparenze e delle reputazione da conservare ad ogni costo. Un libro feroce verso l'India, così come l'India è stata feroce verso i personaggi raccontati.