Autrice: Natalia Ginzburg
Editore: Einaudi
Anno: 1952
Stelle: 5 su 5
Pagine: 260
In due parole: un romanzo dolente e allo stesso tempo lieve
Scritto in terza persona ma dal punto di vista di Anna, è la storia di due famiglie, entrambe borghesi, una molto più agiata dell'altra, dei legami che si creano tra di loro, dell'Italia fascista, poi in guerra e poi occupata dai tedeschi. Anna, a cui nessuno chiede mai niente ma che tutto osserva, si perde e si ritrova, ha pochi anni, a volte ha gli occhi d'insetto. Poi ci sono i suoi fratelli Ippolito, Concettina e Giustino; la signora Maria dama di compagnia della nonna, il padre che in quell'Italia non si ritrova e che perdono presto. La famiglia della casa di fronte, Giuma, Emanuele, la loro madre e la sorella. Cenzo Rena, figura mitica e salvifica in un certo modo. E' attraverso Anna che la storia ci viene raccontata, non ci sono dialoghi diretti, vengono solo riportati e questo contribuisce a dare al romanzo la dimensione di raccolto orale. La storia si snoda sempre con lo stesso ritmo, monodico lo definisce Calvino, ma non per questo è privo di incisività, anzi.