domenica 29 giugno 2014

A metà dell'opera

E' passato un anno giusto da quando ho iniziato ad usare Francesco Guccini per titolare questi post... è ora che mi inventi qualcosa di nuovo ed eccomi qui. Ogni riferimento a fatti e persone esistenti è puramente casuale, ma la sensazione di essere nel bel mezzo di un guado e di non sapere bene se ce la si farà a raggiungere l'altra sponda è forte. Nel mio piccolo continuo a fare quello che facevo prima e, come dicono i saggi, se son rose fioriranno.
Sul fronte letture tutto procede bene: questo mese ho letto 4 premi Nobel, dall'inizio dell'anno ho sfogliato 13.330 pagine sulle 20.000 che mi ero ripromessa, pagine che equivalgono a 41 libri mantenendo quindi la media che mi permetterà di arrivare agli 80 libri della sfida dei lettori extralarge.
Certo giugno non è ancora finito ma io mi porto comunque avanti e faccio il punto del mese...


Libri letti
  • Il filo di mezzogiorno, Goliarda Sapienza
  • Zorba il greco, Nikos Kazantzakis
  • Lo straniero, Albert Camus
  • Opinioni di un clown, Heinrich Böll
  • Il paese delle prugne verdi, Herta Müller
  • Beowulf, Seamus Heaney
Libri presi in prestito
  • Lo straniero, Albert Camus
  • Opinioni di un clown, Heinrich Böll
  • Il paese delle prugne verdi, Herta Müller
  • Beowulf, Seamus Heaney
  • Ferite a morte, Serena Dandini
Libri scaricati
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Libri comprati
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Libri regalati
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Libri in lettura
  • Quo vadis, baby, Grazia Verasani

Ho iniziato il mese con Il filo di mezzogiorno di Goliarda Sapienza. Non proprio un'autobiografia, piuttosto la cronaca di un momento particolare della sua vita. Finita in ospedale per quello che viene scambiato per un tentato suicidio, subisce l'elettroshock e la conseguente perdita della memoria e di senso, esce da lì intraprendendo una terapia psicanalitica devastante nella sua brutalità. In fondo sia l'elettroshock che la terapia vogliono rendere "normale" Goliarda, ma lei resiste, insiste, si ricostruisce. Bello davvero.

Per la sfida a tema: cinema ho letto Zorba il greco di Nikos Kazantzakis. Splendido romanzo. Da un incontro casuale nasce una solida amicizia, o meglio ancora una comunanza tra due uomini molto diversi tra di loro: il letterato e il lavoratore. Zorba è un uomo passionale e appassionato, vive con istinto sicuro e gode di tutto quello che c'è di buono ma non è un essere superficiale, tutt'altro. Coglie il senso della vita molto di più del suo amico e padrone, non ne sa parlare ma la sa cantare e suonare. Il valore di questo libro sta soprattutto nella forza del personaggio, nella forza di Zorba. E' anche un libro crudele, racconta di una Grecia, anzi di una Creta, povera, arretrata, colma di pregiudizi e ipocrita. Le cose che accadono nel romanzo accadono per destino, non potevano evitarsi (in questo senso il libro costruisce una trama più razionale ma a mio parere fa perdere un po' il senso del racconto), è il caos che ogni tanto prorompe nel mondo degli esseri umani e lo rende ridicolo prima ancora che tragico.

Il primo premio Nobel che ho letto è stato Lo straniero di Albert Camus. Racconto breve e scritto in prima persona. La vita del protagonista scorre in maniera pressoché casuale, soffre di una sorta di atonia nei cofronti del mondo, niente sembra arrivare veramente al suo essere, in questo senso è uno straniero, lontano dal sentire comune, da quello che si chiama normalità. Accoglie le cose che gli capitono in una sorta di torpore ma non senza indifferenza, non comprende le reazioni degli altri e pur consapevole delle conseguenze, non sente il bisogno di mentire per farsi accettare e accetta il suo destino con indifferenza.

Il secondo Nobel letto è stato Opinioni di un clown di Heinrich Böll. Un clown reduce da un insuccesso torna a casa e, in poco meno di tre ore, racconta, rappresenta, ricorda quello che ha vissuto: l'infanzia durante la guerra, l'ipocrisia di chi appoggiava il nazismo e dopo la guerra si è ricostruito una sorta di verginità democratica. Non è un personaggio propriamente positivo, ha le sue colpe ma riesce a vedere la realtà per quello che è, forse perché come dice lui stesso "sono un clown, e faccio collezione di attimi". Mi ha leggermente spiazzato, pensavo fosse un romanzo più umoristico, in realtà non lo è affatto ma non per questo perde di valore sia chiaro.

Il paese delle prugne verdi di Herta Müller è stato il terzo premio Nobel di questo mese. I protagonisti sono quattro amici, la loro amicizia è nata da un suicidio ed è stata cementata dalla paura e dell'angoscia; subiscono la lenta e continua persecuzione da parte della polizia e il romanzo è pervaso dall'atmosfera angosciante e angosciata della dittatura. Ambientato in Romania, scritto in tedesco dall'autrice fuggita in Germania ma di lingua germanica, è un romanzo breve, cupo, privo di speranza, l'angoscia dei protagonisti viene da lontano e quello che sanno esprimere meglio è la propria angoscia e cupezza.

Ho chiuso il poker di premi Nobel con Beowulf di Seamus Heaney. Un antico poema anglosassone tradotto da un grandissimo poeta, con un saggio di Tolkien in sovrappiù. Ho colmato una lacuna, mi sono istruita e 'sto Beowulf mi è molto simpatico... certo tra me e lui ci sono tre gradi separazione nella traduzione (dall'antico anglosassone all'inglese e dall'inglese all'italiano) ma d'altronde ci passiamo pure circa 1.000 anni...

Ho chiuso il mese di letture con Ferite a morte di Serena Dandini. La trascrizione dello spettacolo teatrale portato in scena dalla Dandini sul femminicidio, accompagnato da schede di approfondimento. Forse l'unico difetto è il non dire di più sulle vittime raccontate.

Libri letti: 7
Pagine sfogliate: 1.695
Stelle assegnate: 29 (media 4,14)