Prima grosso modo le stellette avevano questo valore:
* orrore, orrore, orroreora invece sono così:
** fa schifo
*** si può leggere
**** bello
***** capolavoro
* fa schifoinsomma sono aumentati i giudizi positivi (3 su 4 mentre prima erano 2 su 4 più il neutrale "si può leggere" che sarebbe come dire "senza infamia e senza lode") e questo mi ha costretto a cambiare i giudizi di pressoché tutti i miei libri ma, visto che le ossessioni bisogna tenerle sotto controllo, non ho ricalcolato la media delle stellette nei post di questo blog. A fatica...sappiatelo. Ora dopo questo sfogo passiamo ai libri.
** si può leggere
*** bello
**** ottimo
***** capolavoro
Libri letti
- Le cose che non ho detto, Azar Nifisi
- Lo sguardo del leone, Maaza Mangiste
- Alabarde Alabarde, José Saramago
- Storia della bambina perduta, Elena Ferrante
- Treno di notte per Lisbona, Pascal Mercier
- Viaggi nello scriptorium, Paul Auster
- Resta con me, Elizabeth Strout
- Dimentica il mio nome, Zerocalcare
- Una cosa divertente che non farò mai più, Davi Foster Wallace
- Treno di notte per Lisbona, Pascal Mercier
- Viaggi nello scriptorium, Paul Auster
- Resta con me, Elizabeth Strout
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- Dimentica il mio nome, Zerocalcare
- Tennis, tv, trigonometria, tornado..., David Foster Wallace
Anche Lo sguardo del leone di Maaza Mangiste fa parte della sfida solo donna. E' un romanzo duro ambientato in Etiopia ai tempi della rivoluzione del 1974, racconta la storia di una famiglia che ne viene travolta e se ne lascia coinvolgere. La crudeltà, il terrore, l'insensatezza della dittatura colpisce duramente e trasforma le persone, i rapporti, il paese intero. E' un romanzo che ferisce, è difficile leggere certe cose sapendo che sono realmente accadute, anche se non nel modo in cui vengono raccontate certo in modo molto simile. E' un romanzo che chiede giustizia, che celebra il valore della libertà e della solidarietà.
Ho ricevuto in regalo per il mio compleanno Alabarde Alabarde, il romanzo incompiuto e pubblicato postumo di José Saramago. Mi è piaciuta molto questa storia appena abbozzata su di un ragioniere che, per sfida quasi verso la ex-moglie, decide di esplorare gli archivi della ditta in cui lavora: una storica fabbrica di armi. Dai diari sappiamo qualcosa della genesi e del possibile svolgimento di questa ultima fatica del grande scrittore portoghese, magra consolazione, non potremo mai sapere come sarebbe stato ma certo all'altezza dei suoi migliori. Visto poi che si tratta di un davvero breve frammento, il libro è arricchito da una prefazione e da una postfazione. La prefazione di Fernando Gòmez Aguilera è molto bella, la postfazione di Roberto Saviano l'ho trovata un po' incongrua. A parte che chiama Saramago José come se fosse suo fratello... cosa che Aguilera non fa pur essendone stato amico davvero... ma più in generale lo sforzo di equiparare il protagonista di Alabarde alabarde, ai personaggi di cui ha raccontato in Zero zero zero, non ha a mio parere molto senso e anche il trucchetto dialettico che usa risulta debole e noioso. Peccato perché a Saviano voglio bene, poteva fare un piccolo sforzo ed essere un po' meno autoreferenziale.
Altro regalo graditissimo è stato Storia della bambina perduta di Elena Ferrante. Con il quarto volume si chiude il ciclo dell'Amica geniale e il rapporto intenso e complesso tra Elena e Lila. Nella storia della loro maturità e della loro vecchiaia troviamo tanto dolore, quello di Lila è poi inconcepibile, insostenibile. Ancora una volta è Elena a raccontarci quello che è successo, a dare un senso al fluire denso e incongruo delle cose, di Lila possiamo sentire solo degli echi e sono echi straordinari. Colpisce di Elena l'onestà con cui racconta le proprie vanità e gelosie, ha amato e ama molto, a volte male, in modo maldestro ma autentico. Lila invece è sempre in bilico, ad un passo dallo sfrantumarsi e la vita non l'aiuta a trovare un equilibrio che duri. Si diventa solidali con queste due donne, la loro vita attraversa ed è attraversata dalla storia italiana: il dopoguerra, il boom economico, la libertà del '68, gli anni di piombo, il terremoto, manipulite, le guerre di camorra e poi Napoli, magnifica e ferita, persa ormai o forse no, forse ancora capace di risorgere.
Mi ha deluso moltissimo invece Treno di notte per Lisbona di Pascal Mercier. Un libro noioso di una pedanteria insopportabile, ho saltato un sacco di pagine ed è una cosa che non faccio quasi mai. L'idea di base potrebbe essere bella: un oscuro professore di greco e latino di un liceo svizzero ha un incontro fortuito che lo porta a intraprendere un viaggio verso Lisbona, sulle tracce di un medico vissuto e morto 30 anni prima. Ma, come ci dicevano a scuola, lo svolgimento è pessimo. Il protagonista rimugina sempre sugli stessi tre concetti, tutte le persone che incontra a Lisbona conoscono miracolosamente il medico, tutte poi gli spiattellano segreti e pensieri intimi, quasi tutti parlano con una prosopopea che ti vien voglia di prenderli a schiaffi.Insomma un disastro! In mano ad uno con del talento sarebbe uscito fuori qualcosa di straordinario, ma anche Mercier forse se non avesse l'ossessione di dover riempire pagine e pagine se la se la sarebbe cavata meglio riducendo, tagliandone un 300 circa ne sarebbe venuto fuori un discreto racconto lungo, così è un polpettone indigeribile. Molto meglio il film ed è tutto dire, visto che anche il film non è gran cosa.
Un poco più piacevole è Viaggi nello scriptorium di Paul Auster. Un uomo anziano chiuso in una stanza, senza memoria né consapevolezza del perché sia lì, sembra una sorta di punizione, un purgatorio o un inferno? E' molto più semplice, un abbozzo di personaggio, congelato in una giornata che si ripeterà sempre e sempre e sempre... o perlomeno finché ci sarà qualcuno che ancora lo leggerà.
Molto bello per fortuna Resta con me di Elizabeth Strout. Tyler è un pastore protestante, ha una moglie bella e due bimbe, ha trovato una parrocchia e sembra tutto perfetto o quasi. La moglie si ammala e muore, lui resta da solo con la bambina più grande, che si chiude in un mutismo impenetrabile, mentre la più piccola viene affidata alla madre di lui. Intorno maldicenza e arroganza (siamo nel Maine degli anni '50). Con una scrittura quasi piana Elizabeth Strout ci accompagna nella lunga elaborazione del lutto di questo giovane uomo pieno di fede e di timori. Di fronte alle maldicenze, alla cattiveria, reagisce in un modo che potrebbe sembrare da debole ma che è invece il più sincero e autentico possibile. In questa piccola cittadina succedono cose terribili, tristi e dolorose ma non vengono raccontate gridando, né indignandosi, sono quasi sussurrate, con rispetto, che certi sentimenti sono inconoscibili e nessuno può pensare di giudicarli.
Come regalo di natale è arrivato Dimentica il mio nome di Zerocalcare. Storia di una famiglia, ovvero come fa una di Nizza a finire a Rebibbia. Onirico quel tanto che ci vuole, un po' cinico, con quella spietatezza verso la propria meschinità a cui Zerocalcare ci ha ormai abituati. Di fronte al lutto, alle perdite, al dolore, siamo tutti insufficienti. A tratti un po' frammentario è comunque un bel fumetto.
Si tratta di una rilettura Una cosa divertente che non farò mai più di David Foster Wallace. E' il racconto della crociera fatta per Harper's (se non erro), sette notte ai Caraibi su una super nave a crociera, una di quelle navi enormi sullo stile della Costa Crociera naufragata all'Isola del Giglio per intenderci. E' divertente e anche un po' inquietante. L'ho riletto perché ho deciso di portarlo alla pesca dei libri che facciamo con gli amici con cui passo capodanno: ognuno porta un libro debitamente impacchettato, lo mette nel cesto e poi dopo la mezzanotte ne pesca uno a caso. Di quello che ho pescato io ve ne parlerò nel prossimo post, ma prima ancora ci sarà quello sui migliori libri letti nel 2014: restate sintonizzati quindi...
Libri letti: 9
Pagine sfogliate: 2.552
Stelle assegnate: 28 (media 3,11)