domenica 7 giugno 2020

Nessun amico se non le montagne

Titolo
: Nessun amico se non le montagne
Autore: Behrouz Boochani
Editore: add editore
Anno: 2019 (edizione originale 2018)
Traduzione: Alessandra Maestrini (dall'inglese)
Stelle: 5 su 5
Pagine: 427
In due parole: la terribile condizione dei migranti nei campi di detenzione offhsore dell'Australia

Behrouz Boochani nel 2013 è costretto a lasciare l'Iran dopo aver ricevuto svariate intimidazioni da parte del regime, è un giornalista, un poeta e un documentarista curdo iraniano, decide di raggiungere l'Indonesia e da lì arrivare in Australia dove chiedere asilo politico. Dopo due tentativi, rischiando nel secondo viaggio un naufragio, viene soccorso con i suoi compagni di viaggio dalla marina australiana. Il sollievo però è di breve durata, vengono infatti deportati, pressoché imediatamente, nell'Isola di Manus in Papua Nuova Guinea, dove il governo australiano ha aperto dei centri di detenzione offshore per i migranti. Comincia così lo straziante racconto di una lunghissima prigionia, dell'insensatezza e incomprensibilità del sistema carcerario, della sua crudeltà e aleotorietà. I meccanismi che governano la prigione sono incomprensibili, Boochani non si preoccupa di spiegarcelo e fa bene, il suo è il punto di vista di un detenuto che vive in una condizione di restrizione della propria libertà, il perché o il come non aggiungono nulla a questa condizione intollerabile, l'obiettivo è semplice: annichilire e scoraggiare le persone migranti per farle tornare nei propri paesi di origine. Alternando una prosa più diretta con una più poetica ed evocativa, Boochani descrive il sistema carcerario, i suoi effetti sulle persone, le storie tremende di alcuni di loro, la solidarietà ma anche la rivalità che si crea tra i prigionieri. Privo di riferimenti temporali diretti rende bene lo spaesamento e la sensazione di essere fuori dal tempo, di vivere una vita sospesa, che purtroppo molti migranti sono costretti a provare, non solo in Australia ma anche qui da noi, nella fortezza Europa. Scritto in persiano su di un cellulare e tradotto poi in inglese da Omid Tofighian (il libro è chiuso da due suoi saggi sulla traduzione), è un racconto sulla prigionia e sull'ingiustizia ma anche un testo politico e filosofico. Nei sette anni di prigionia Boochani tramite il suo cellulare ha scritto articoli, girato documentari, diventando una spina nel fianco per il governo australiano e un atto di accusa vivente contro un sistema inumano e degradante. Attualmente si trova in Nuova Zelanda in attesa di asilo politico.