Autrice: Christa Wolf
Editore: Edizioni E/O
Anno: 1996 (edizione originale 1996)
Traduzione: Anita Raja
Stelle: 5 su 5
Pagine: 234
In due parole: il mito di Medea rivisto da una grande scrittrice, non più la madre che uccide i propri figli ma la donna che rifiuta un ordine ingiusto
Medea personaggio controverso e ambiguo della mitologia greca ha avuto ben tre tragedie a lei dedicate, la più famosa è quella di Euripide che la descrive come una donna feroce che per vendetta nei confronti di Giasone si spinge ad uccidere i figli avuti con lui. Christa Wolf riprende questo mito e lo riscrive dall'inizio (l'arrivo di Giasone nella Colchide alla ricerca del vello d'oro e l'aiuto ricevuto da Medea) alla fine (la cacciata di Medea da Corinto e la morte dei figli). Medea diventa così una maga, una donna portatrice di una cultura e sensibilità diversa che fugge ogni volta da un ordine costituito, creato da uomini che per sete di potere e paura si macchiano dei più atroci delitti pur di soddisfare la propria ambizione.
Costruito come un monologo a più voci, oltre a Medea ascoltiamo le voci di Giasone, Agameda, Acamante, Glauce e Leuco. Medea a Corinto diventa ben presto un pericolo, per la sua capacità di vedere e scoprire i segreti della città e di esercitare la propria influenza, progressivamente esclusa si trova al centro di un complotto ai suoi danni che la incolpa di disastri ed efferratezze, fino ad accusarla di aver ucciso i propri figli. Un'opera magistrale e bellissima.