Titolo:
Il figlio
Autrice: Sapphire
Editore:
Fandango
Anno: 2011 (edizione originale 2013)
Traduzione:
Massimo Bocchiola
Curiosità:
è il seguito di Precious
Stelle:
3 su 5
Pagine:
444
In due parole: racconto di formazione ma anche di distruzione di un ragazzino nero orfano
Precious è morta ed ha lasciato solo Abdul suo figlio, ora che è orfano sembra ripetersi per lui il destino della madre: maltrattamenti, violenze, sfruttamento... ma Abdul trova nella danza uno strumento per emanciparsi, per resistere, per arrivare vivo fino ai 18 anni quando - da maggiorenne - potrà riappropriarsi della propria vita. Ma i dolori (come le colpe) continuano a ricadere sui figli e Abdul deve portare su di sé un carico non indifferente che risale alla sua bisnonna, passa per la nonna, arriva alla madre e ricade su di lui. Ha quindi momenti bui in cui da vittima diventa carnerfice, in cui quello che è stato fatto a lui lo fa ad altri, ma non è un ragazzo crudele è solo confuso, solo, trascurato... Alla fine del romanzo non sappiamo se Abdul da vittima diventerà finalmente un sopravvisuto ma certo speriamo che dopo una discesa del genere non ci sia altro che risalita.
Scritto in prima persona, un lungo monologo interiore a volte sgrammaticato, ha dei passaggi un po' faticosi nella lettura, per la costruzione sintattica ma forse anche per le difficoltà incontrate dal traduttore, nel ricreare il tessuto orale su cui la scrittura di Sapphire si basa. E' soprattutto un racconto in cui si vede bene come per un ragazzino nero orfano (che dimostra più anni della sua età) sia pressoché impossibile o comunque molto difficile sopravvivere al razzismo latente e all'ingiustizia di cui la società statunitense è permeata.