mercoledì 14 febbraio 2018

La grande cecità

Titolo: La grande cecità
Autore: Amitav Gosh
Editore: Neri Pozza
Anno: 2017 (edizione originale 2016)
Traduzione: Anna Nadotti e Norman Gobetti
Stelle: 4 su 5
Pagine: 204
In due parole: il cambiamento climatico e la letteratura


Se c'è una cosa su cui nessuno dovrebbe dissentire è che la nostra è l'era geologica dell'antropocene: l'impatto delle nostre attività sull'ambiente che ci circonda è innegabile e il cambiamento climatico è il risultato e la prova di questo impatto. Il cambiamento climatico però è il grande assente della produzione culturale attuale, tranne qualche rara eccezione (una poi dello stesso Gosh che ha scritto sull'impatto del riscaldamento globale nelle Sundarban il romanzo Il paese delle maree) il più delle volte le opere che ne parlano vengono classificate come fantascienza distopica, relegate quindi ad un genere considerato minore. Perché? Se ci pensiamo è strano, niente ha un impatto più irreversibile nelle nostre vite e niente ha un impatto così scarso nell'ispirazione e nei temi di chi produce cultura.

Amitav Gosh cerca di dare una risposta a tutto questo, affrontando il modo in cui viene rappresentato il tema del cambiamento climatico nelle Storie, nella Storia e nella Politica. Quello che viene fuori è che la cecità verso il cambiamento climatico non è sola degli scrittori, ma di tutta la società e soprattutto della politica. Ci comportiamo come se l'inevitabile aumento della temperatura (e le conseguenze devastanti che avrà su alcuni luoghi del pianeta e su chi lo abita) siano qualcosa di molto lontano e marginale, mentre abbiamo già superato il punto di non ritorno e sempre più si riducono i margini di intervento utili per rimediare ai danni che abbiamo fatto. Ci sono dei piccoli segnali di speranza, ma molto ancora potrebbero fare coloro che raccontano storie, aiutando la prossima generazione a "guardare al mondo con maggiore lungimiranza delle generazioni che l'hanno preceduta, capace di uscire dall'isolamento in cui gli esseri umani si sono rinchiusi nell'epoca della loro cecità, disposta a riscoprire la propria parentela con gli altri esseri viventi". Lo spero anch'io.