mercoledì 11 agosto 2021

Salvare il fuoco

Titolo: Salvare il fuoco
Autore: Guillermo Arriaga
Editore: Bompiani
Anno: 2021 (edizione originale 2020)
Traduzione: Bruno Arpaia
Curiosità: il titolo è ispirato ad una frase di Jean Cocteau "A chi mi chiede che cosa salverei della mica casa, se bruciasse, rispondo: il fuoco."
Stelle: 4 su 5
Pagine: 845
In due parole: il Messico povero e quello ricco, i buoni e i cattivi, i corrotti e gli onesti, un paese e due mondi che si scontrano a causa di una improbabile storia d'amore

Logorroico, eccessivo, a tratti indigesto, caotico ma appassionante e con una sorta di lieto fine. Diviso in tre linee narrative, leggeremente discrepanti tra di loro: la prima è quella di Marina, coreografa di successo, molto ricca, sposata con prole, leggiamo la sua storia raccontata in prima persona; la seconda è quella di José Cuauhtémoc, parricida di origine indio, in carcere per omidicio plurimo, la sua sotira è raccontata in seconda persona; la terza è il monologo del fratello di José Cuauhtémoc con cui si rivolge a loro padre Ceferino, padre severo ed abusante. Le vite di Marina e José Cuauhtémoc si incontrano e scontrano quando lei è inviata nel carcere in cui è detenuto a tenere uno spettacolo di danza, lui segue un corso di scrittura creativa per i detenuti organizzato da degli amici di Marina (il testo è intervellato dai racconti scritti dai detenuti fra cui appunto José Cuauhtémoc), si conoscono, si innamorano e il loro amore viene fagocitato da una serie di eventi che portano ad una insurrezione nel carcere. Il libro è costruito attraverso una dicotomia netta tra il Messico dei privilegiati e quello del narcotraffico, tra lo sfruttamento e la violenza evidente dei narcos e lo sfruttamento e violenza sotterranea del ceto alto borghese, in mezzo appunto la gente comune che come i primi due deve fare i conti con la corruzione e l'ipocrisia del sistema. Ricco di personaggi e linee narrative, è un romanzo fiume, complesso che celebra tra le altre cose il potere catartico, dirompente e salvifico della scrittura, se devo indicare delle parti meno riuscite sono sicuramente quelle in cui Marina da la stura ai suoi scrupoli borghesi ma nel complesso il racconto tiene per tutte le oltre 800 pagine, davvero notevole.