martedì 1 novembre 2011

I libri di ottobre

Comincio questo post con una errata corrige, Nick Hornby tiene una rubrica simile alla mia su The Believer e non sul New Yorker come precedentemente affermato. Scusate la svista. Veniamo ai libri ora.


Libri letti:
  • Emma, Jane Austen
  • Chocolat, Joanne Harris
  • Cosa è successo a Mr. Dixon?, Ian Sansom
  • Tu non sei un gadget, Jaron Lanier
  • Trilogia della città di K., Agota Kristof
  • Le vergini suicide, Jeffrey Eugenides
Libri comprati:
  • Le sorelle fatali, Eleanor Brown
  • Una ragazza disobbediente, Ru Freeman
Libri presi in prestito (in Biblioteca):
  • Trilogia della città di K, Agota Kristof
  • Libertà, Jonathan Franzen
  • Le vergini suicide, Jeffrey Eugenides
Libri presi in prestito (da mia sorella e da mia madre):
  • La fortuna dei Meijer, Charles Lewinsky
  • La solitudine dei numeri prima, Paolo Giordano
Continuo a riempire le mie lacune riguardo la Austen, questo mese è toccato ad Emma. Riprendo il commento che ho inserito su Anobii (lo faccio praticamente per tutti i libri che ho letto e che commento qui) e ci aggiungo qualche altra osservazione. Per prima cosa della Austen apprezzo lo stile: semplice, per niente pomposo e assai immediato, peccato per i troppi refusi presenti nella mia edizione ma pazienza. La protagonista si chiama Emma, è giovane e sventata, assolutamente snob ma anche molto simpatica. Si mette in testa di far sposare la sua amica Harriet al giovane reverendo Eton e combina solo guai, pensa che Frank Curchill sia innamorato di lei e si preoccupa di come fare a dirgli di no ma è solo un abbaglio, alla fine riesce a leggere nel suo cuore e tutto andrà per il meglio. Emma è simpatica nonostante sia appunto una snob di prima categoria, le classi sociali in Inghilterra non sono uno scherzo e lei non le dimentica mai. Come sempre i personaggi di contorno della Austen sono fantastici: il padre di Emma ipocondriaco, la ciarliera signora Bates, l'insopportabile signora Eton... è un mondo vivo e vicino quello che riesce a descrivere e non si può fare a meno di affezionarsi alle sue storie. Recentemente ho rivisto un film che celebra la Austen, si intitola Il club di Jane Austen, non è un grande film ma io l'ho trovato piacevole, rivedendolo poi mi sono accorta che la storia dei 6 personaggi (5 donne e 1 uomo), che si incontrano di mese in mese per parlare del libro della Austen che stanno leggendo in quel momento (6 libri e in 6 mesi), ricalca in qualche modo i romanzi. Il film è tratto da un altro romanzo ancora e trovo questo corto circuito mediatico - un libro che parla di altri libri diventa un film che parla di libri (c'è anche un bell'omaggio alla grandissima Ursula Le Guin) - divertente. Penso lo si apprezzi di più conoscendo l'opera della Austen ma mi sento di consigliarvelo. Tra l'altro i romanzi della Austen sono spesso stati "ridotti" per lo schermo (grande o piccolo che sia). Io ho visto Ragione e sentimento diretto da Ang Lee e mi è piaciuto, con Kate Winslet (perfetta), Emma Thompson (brava ma un troppo anziana per la parte), Hugh Grant (bravo) ed Alan Rickman che cito perché è l'attore che impersona Severius Piton nei film di Harry Potter, è quello che assomiglia a Renato Zero.

Anche da Chocolat di Joanne Harris è stato tratto un film. Il romanzo non mi è piaciuto particolarmente, carino ma niente di che... secondo me non riesce a centrare il bersaglio, parla di cioccolata e dell'arte di lavorarla ma non approfondisce, parla del contrasto tra laicismo (e panteismo) e cattolicesimo ma fino ad un certo, parla dell'assenza di radici e dello sradicamento ma anche qui... ad un certo punto si intuisce un segreto nella vita della protagonista che da solo reggerebbe per 3 romanzi (e spiegherebbe il perché del continuo vagabondare di queste donne) ma lo butta lì in mezza paginetta e lo spreca. A conti fatti è gradevole ma il film è molto molto meglio ed è tutto dire visto che la storia rispetto al romanzo è completamente stravolta. Insomma piacevole ma non mi verrà certo voglia di rileggerlo e sono contenta di averlo preso in prestito in biblioteca, così non ci ho speso i soldi.
Chocolat l'ho letto per una sfida su Anobii, si chiama La sfida a Tema ed è arrivata alla 4° edizione. Ogni mese viene scelto un tema dalla lettrice o dal lettore più veloce del mese precedente, per esempio il mese prossimo il tema è "fratelli", questo mese era "cucina". Io ho vinto questa sfida una sola volta, con Aria sottile di Jon Krakauer (la storia vera di una spedizione alpinistica sull'Everest) per il tema "verità" e il mese successivo ho scelto come tema i "numeri".

Ho poi letto Cosa è successo a Mr. Dixon? di Ian Sansom. La seconda avventura di Israel a Tundrum è divertente quanto la prima. Si ritrova coinvolto in un furto e un rapimento, la polizia lo imprigiona ma poi lo rilascia e riesce a risolvere il mistero con l'aiuto di Ted. L'imbranataggine di Israel è tale che il suo riuscire a risolvere gli intrighi ha del surreale, Sansom scrive delle parodie di giallo, gioca con tutti gli elementi classici ma li sovverte e stravolge. Poi non so ma a me questo bibliotecario grasso neanche trentenne amante dei libri e assolutamente incapace di adattarsi mi sta immensamente simpatico. Che poi è vero che Israel non riesce a integrarsi - troppo legato a Londra, alla fidanzata che lo sta praticamente mollando anche se lui non se ne rende conto e ad una immagine di sé che non trova riscontro nei fatti - ma è anche vero che Tundrum non fa nulla per capirlo. L'integrazione è un processo a doppio senso, non basta chiedere a chi arriva di rispettare quello che trova se poi non si è capaci di accoglierlo e comprendere la diversità di cui è portatore. Il melting pot deve essere per forza di cose un processo di contaminazione, se Israel è snob nel suo rimpiangere le 10 combinazioni di frappuccino di Starbucks, lo sono anche gli abitanti di Tundrum che lo considerano un cretino solo perché non si capacita del fatto che ci sia un solo tipo di ciambella come dolce da mangiare a colazione. Per questo Israel in fondo mi fa tenerezza e mi commuove ritrovare in lui la stessa ingenuità che ho io riguardo ai libri, pensare cioè che chiunque legga sia una persona migliore di quelle che non lo fanno.

Il quarto libro letto questo mese è un saggio tanto per cambiare: Tu non sei un gadget di Jaron Lanier. Non è esattamente un saggio articolato, ha quello stile divulgativo e a volte un po' superficiale tipico di certa saggistica americana, ma comunque interessante. Lanier, che è uno dei più grandi esperti di realtà virtuale al mondo, si interroga su una serie di problematiche aperte dal cosiddetto Web 2.0 che i più sembrano ignorare (ad esempio, se chi realizza contenuti online non avrà mai un ritorno economico dal suo sforzo e dal suo impegno quanto ci vorrà prima che smetta di farlo?). Il tema mi interessa avendo scelto l'opensource come modello di business e Lanier centra una serie di questioni ma non offre soluzioni. Stimolante, tanto è vero che sto scrivendo una recensione per Altrascuola, se siete interessati al tema quindi vi toccherà aspettare.

L'altro libro letto è La trilogia della città di K di Ágota Kristóf. Due fratelli gemelli sono costretti a separarsi, all'inizio sembra una scelta poi si scopre che è stata una costrizione. La tragedia privata di una famiglia si perde nella tragedia di un'epoca e di una nazione, il legame di sangue non si attenua mai anche se porta più dolore che gioia. E' una storia di grande solitudine, voluta all'inizio, sopportata male alla fine... è anche una storia su come le storie possano consolare, specie se le racconti per soffrire di meno, non pensare alla tua e immaginare una vita migliore. Ágota Kristóf è morta quest'anno, nata in Ungheria scappò in Svizzera con il marito e la figlia nel 1956 in seguito ai moti popolari che l'URSS soffocò brutalmente. Ha scritto solo ed esclusivamente in francese pur non padroneggiandolo alla perfezione, tanto che si definiva analfabeta, ma che le ha permesso di creare uno stile semplice che, nella piana descrizione degli orrori per cui lo usa, diventa brutale.

Ancora un altro libro da cui è stato tratto un film, che però non ho visto: Le vergini suicide di Jeffrey Eugenides, il film in questione è l'opera prima di Sofia Coppola. E' la storia delle sorelle Lisbon raccontata dai vicini di casa loro coetanei che ne sono, da sempre, affascinati e innamorati. E' il racconto del mistero di un suicido collettivo tragico e inspiegabile, nonostante ci siano una madre oppressiva e un padre assente che però da soli non spiegano tutto, ed è anche una storia di amore e di passione. Le sorelle sono al centro dei desideri dei loro vicini, ma questi sentimenti invece di esaltarle singolarmente le rendono stranamente piatte, anche i vicini che raccontano la loro storia si confondono l'uno con l'altro e sembrano privi di soggettività, è un racconto sulle distanze che non si riescono a colmare e di come a volte neanche l'amore riesce a salvare chi è amato, forse per questo, anche dopo tanti anni, i ragazzi vivono ancora nel ricordo e nel rimpianto delle sorelle. Di Eugenides ho letto è apprezzato moltissimo anche Middlesex che è lontano anni luce da questo.

Ricapitolando questo mese ho letto 6 libri per un totale di 1.888 pagine, la media di giudizio è stata di 4 stelline (su un massimo di 5), un mese proficuo direi.