domenica 1 febbraio 2015

Solo libri

Questo inizio di anno e questo primo mese sono stati tutto, tranne che tranquilli. I guai piccoli e grandi continuano ad arrivare e riesco a malapena a far fronte alle cose più urgenti. In attesa di tempi migliori o perlomeno più distesi meglio passare direttamente ai libri.

Libri letti

  • Tennis, tv, trigonometria, tornado..., David Foster Wallace
  • Casa d'altri, Silvio D'Arzo
  • La ballata di Adam Henry, Ian McEwan
  • Il profumo, Patrick Süskind
  • Amare, ancora, Doris Lessing
  • Donne innamorate, David Herbert Lawrece
Libri presi in prestito
  • Il profumo, Patrick Süskind
  • Amare, ancora, Doris Lessing
  • Donne innamorate, David Herbert Lawrece
Libri scaricati
  • --
Libri comprati
  • --
Libri regalati
  • La ballata di Adam Henry, Ian McEwan
Libri in lettura
  • L'ultima tentazione di Cristo, Nikos Kazantzakis
Il primo libro dell'anno è una rilettura: Tennis, Tv, trigonometria, tornado di David Foster Wallace. Quello che colpisce in questa raccolta di saggi è, non solo la bravura dello scrittore Wallace (il cui stile logorroico mi ha sempre affascinato) ma la ricchezza di interessi e anche di fissazioni dell'uomo Wallace. Quello su David Lynch è inquietante, il mio preferito è quello sul tennista Michael Joyce. Joyce era al tempo un tennista professionista tra i primi 100 migliori al mondo (attualmente fa l'allenatore di tennis) che Wallace usa per una serie di splendide considerazioni sulla natura del tennis, del professionismo e di una miriade di altre cose. E' divertente, interessante e ho imparato un sacco di cose che non conoscevo... pensandoci è come leggere il Guinnes dei primati o una raccolta di Strano ma vero scritti da uno di talento.

Il secondo libro letto è stato quello pescato a capodanno: Casa d'altri di Silvio D'Arzo, portato da Cate e Stefano (che ne è stato anche curatore).  E' un racconto meraviglioso, scritto con una prosa che è quasi poesia, leggendolo avevo la sensazione di intonare un canto dentro di me. E' un racconto di profonda solitudine, di spaesamento, di stanchezza. E' un racconto sull'alterità della natura, talmente indifferente che non può chiamarsi crudele, semmai distratta. E' un racconto sulla vecchiaia, che non porta sollievo ma solo non fa più essere capaci di andare avanti. Ripeto, è un racconto meraviglioso.

Sono poi passata a La ballata di Adam Henry di Ian McEwan (un regalo molto gradito). Una giudice in piena crisi sentimentale si trova a dover presidiare un caso complicato: una questione di libertà religiosa, autodeterminazione e libertà di cura. La decisione che prende non sarà però priva di conseguenze, non solo per il giovane testimone di Geova che costringe a curarsi, ma soprattutto per lei stessa. E' un romanzo pessimista, con un profondo rispetto per la giustizia e affatto anti-religioso (nonostante il caso raccontato). E' anche un romanzo su come la propria abilità in specifici campi, non si riflette nel fatto di riuscire a gestire la propria vita e di evitare gli errori. La giudice FIona è intereggerima, intelligente ma anche profondamente umana.

In bilblioteca ho invece preso Il profumo di Patrick Süskind. Mi ha lasciata perplessa, non è un brutto romanzo ma non mi ha entusiasmato, certi passaggi sono felici ma altri troppo prolissi. Ha troppa fretta di definire il protagonista Jean-Baptiste un terribile mostro, contraddittorio nel presentarlo come un essere completamente istintivo ma anche consapevole di essere cattivo e fiero di esserlo. Insomma la storia è affascinante ma la profondità psicologica lascia un po' a desiderare. La descrizione comunque delle puzze di Parigi vale da sola tutto il libro... mi viene da pensare che se lo avessi letto da più giovane lo avrei apprezzato di più.

Mi è piaciuto molto di più Amare, ancora di Doris Lessing. Sarah ha 65 anni, è una donna affermata con figli ormai grandi ed è sola. Affronta l'allestimento di uno spettacolo teatrale - la storia di una giovane donna che dalla Martinica arriva in Francia, personaggio straordinario, romanzo nel romanzo - e, forse influenzata dalla passione che lo attraversa, si ritrova a provare e a suscitare attrazione e amore per degli uomini. Sono passati 20 anni dall'ultima volta che ha amato qualcuno (e qui Lessing è un po' severa, possibile che non ne abbia mai più sentito il bisogno? 45 è l'età limite oltre la quale ci si dimentica della propria sessualità?) ed è un'esperienza destabilizzante (devastante no, Sarah non si perde ma certo soffre). Ho avuto l'impressione che i quattro uomini che Sarah incontra (anche se nel risvolto si fa cenno solo a due di loro) siano in qualche modo quattro diverse fasi o personificazioni del sentimento amoroso: la passione superficiale della gioventù, in cui più che amare l'altro si ama il proprio riflesso, ci si specchia nei suoi occhi; la passione non corrisposta, l'amore rifiutato; l'amore più maturo ma ostacolato dalla presenza di un'altra persona che l'altro non sa o non può lasciare; l'amore che si trasforma in una amicizia profonda, in una intesa perfetta. Nessuno di questi amori dura più di qualche mese, il tempo di allestire e portare al successo lo spettacolo poi, inesorabilmente, tutto finisce e Sarah faticosamente ritrova l'equilibrio della propria solitudine. Un po' brusco in alcuni passaggi (ma forse è un problema di traduzione) è un romanzo interessante, una riflessione sull'amore e sul ruolo centrale che tendiamo a dargli nella nostra vita: come se fosse l'unico sentimento in grado di definire noi stessi e dare un senso a quello che facciamo. Mi rattrista l'ostinazione di Sarah a rifiutare qualsiasi contatto nonostante l'intensità del desiderio che l'attraversa, non si tratta solo dell'insicurezza di una donna anziana rispetto alla bellezza del proprio corpo, Sarah o meglio Doris Lessing è ben consapevole come gli amori e le passioni che una donna anziana può concedersi non sono affatto quelli che può concedersi un uomo anziano, per non parlare poi dello stigma della differenza d'età quando il più giovane è l'uomo e non la donna. Lo rileggerò comunque.

Ultimo libro del mese: Donne innamorate di David Herbert Lawrence. Mi ha lasciato lievemente sconcertata questa opera, per alcuni aspetti autobiografica, di Lawrence. I personaggi, le due coppie protagoniste del romanzo sono estremamente concentrati su sé stessi, alla ricerca di qualcosa di indefinito che li lascia però sempre insoddisfatti. Se una coppia ce la fa (a trovare un equilibrio, ad amarsi, ad arrendersi l'uno all'altra in un certo senso) l'altra fallisce tragicamente (è più brama di possesso che amore il loro). Lawrence ci racconta qui diversi tipi di rapporto uomo-donna ma nessuno sembra pienamente riuscito compreso quello di Ursula e Birkin (la coppia con il lieto fine).

Libri letti: 6
Pagine sfogliate: 1.713
Stelle assegnate: 22 (media 3,66)