venerdì 14 gennaio 2022

Io sono confine

Titolo: Io sono confine
Autore: Shahram Khosravi
Editore: Elèuthera
Anno: 2019 (edizione originale 2010)
Traduzione: Elena Cantoni
Stelle: 5 su 5
Pagine: 220
In due parole: un saggio sull'attraversamento dei confini che è anche un'autobiografia

Sharam Khosravi ha abbandonato l'Iran nel 1987, il suo viaggio verso la Svezia è durato un anno attraverso vari paesi, sempre alle prese con le imperscrutabili regole per la concessione dello status di rifugiato e una fitta rete di intermediari. Dopo essere arrivato in Svezia si iscrive all'università dove subisce una brutale aggressione da parte di un razzista, sopravvive e ora insegna antropologia sociale. In questo saggio mescola osservazione sociologica ed etnografica alla propria storia personale, analizzando il concetto di confine (sempre mutevole e sempre più perentorio e sempre più presidiato da muri) e i suoi effetti sulle migrazioni, sulla vita di chi deve attraversarlo. E' un racconto drammatico e coinvolgente e su come le frontiere e il modo in cui sono gestite, modificano il territorio, i rapporti sociali e la perceczione degli altri. Molto interessante. La citazione qui sotto è tratta dalla prefazione all'edizione italiana.

"Le frontiere e i loro muri sono eretti in modo da apparire senza tempo - come se esistessero da sempre e dovessero durare in eterno. I muri vorrebbero negare l'evidente, ovvero che le frontiere cambiano e, presto o tardi, scompaiono. La storia insegna che i muri sono destinati a cadere, e molti di quelli del passato oggi sono soltanto mete turistiche, come la Grande muraglia cinese o il Vallo di Adriano. Per paradosso, sono diventati un'attrazione per gli stranieri che avevano lo scopo di tenere a distanza.
Tuttavia, una volta poste in essere, frontiere e barriere assumono vita propria. Suscitano emozioni e idee anche dopo la loro caduta. I muri di confine modificano il territorio sociale e continuano a esercitare un forte impatto sull'immaginario e sui rapporti sociali anche molto dopo il loro crollo. Il loro significato simbolico è ben più grande della loro presenza fisica. Le frontiere producono nuove soggettività. I muri fisici durano poco, ma il loro impatto sugli schemi mentali si protae per molto tempo. La frontiera segnala che chi sta dall'altra parte è diverso, indesiderato, pericoloso, contaminate, persino non umano."