Autrice: Anna Politkovskaja
Editore: Adelphi
Anno: 2009 (edizione originale 2007)
Traduzione: Claudia Zonghetti
Stelle: 4 su 5
Pagine: 516
In due parole: articoli, testi, promemoria, testimonianze scritti e raccolti tra il 1999 e il 2006
Anna Politkovskaja era una giornalista di parte, di parte nel senso che era dalla parte dei deboli, delle vittime, della pace e soprattutto della verità. In questa raccolta organizzata per temi, delinea un ritratto della Russia e di Putin sconvolgente, un paese e un presidente che hanno fatto della corruzione, dell'avidità, della crudeltà la cifra delle loro azioni, con una indifferenza verso le sofferenze altrui quasi patologica. Da quando Politkovskaja scriveva i suoi articoli, da quando è stata assassinata mentre stava rientrando a casa sua, sono passati parecchi anni e il regime di Putin si è rafforzato, alcune delle associazioni di cui si parla sono state sciolte, la società civile che fra mille difficoltà cercava di denunciare le ingiustizie e dare voce alle vittime è praticamente sparita, la propaganda ha costruito una narrativa che giustifica qualsiasi cosa faccia o decida Putin. La colpa è anche la nostra, di noi occidentali che abbiamo permesso (e permettiamo) ai nostri politici di chiudere gli occhi su quello che succedeva in Russia, per poi scandarlizzarsi per l'invasione dell'Ucraina. Putin è solo uno dei tanti purtroppo, ma tanto non impareremo mai.