venerdì 16 ottobre 2015

Forte come la morte

Titolo: Forte come la morte
Autore: Guy de Maupassant
Editore: Garzanti
Anno: 1978-2011 (edizione originale 1888)
Traduzione: Adalberto Cremonese
Stelle: 4 su 5
Pagine: 208
In due parole: un pittore si innamora senza volerlo della figlia dell'amante e si perde
E' sempre complicato recensire dei classici della letteratura e questo è anche il primo romanzo che leggo di Guy de Maupassant (anche se nella mia wishlist ho da tempo immemorabile Bel Amì), cosa si può dire di un romanzo che non ha più nulla da dimostrare a chi lo legge? anzi siamo noi che lo leggiamo a doverlo pregare di farsi comprendere... eh già perché questo romanzo evoca un mondo, un'epoca, uno stile di vita, una società che certo non esiste più e per cui non possiamo dire se e quanto è giustamente ed esattamente evocata, la sua capacità di parlarci sta nella sua forza di archetipo, o meglio di esemplarità dei sentimenti e dei moti dell'animo che evoca e descrive... quindi di cosa parla esattamente questo romanzo? Un pittore non più giovane ma ancora in forma e famoso è l'amante felice e soddisfatto di una ricca contessa, niente sembra turbarlo ed è perfettamente soddisfatto di sé. Finché non compare la figlia di lei, che non vedeva ormai da 12 anni, una giovane e splendida donna ormai, incredibilmente somigliante alla madre. Sarà proprio questa somiglianza a perderlo, nel contemplarla torna ai sentimenti intensi e profondi che aveva provato, il riviverli gli provoca però l'amara consapevolezza del tempo che è passato e non tornerà più, del fatto di essere ormai anziano e di non poter più pretendere nulla. Anche per la contessa il confronto con la figlia diventa ben presto la consapevolezza del tempo che passa e dello sfiorire della propria bellezza, potrebbe anche sopportarlo ma il turbamento del suo amante la sconvolge e la ferisce, non pensa che voglia sedurla, si fida, ma soffre perché quei sentimenti che pure aveva suscitato e alimentato non sono più rivolti a lei. Come in La morte a Venezia anche qui la giovinezza ha un valore di per sé, ancora prima che una condizione anagrafica è uno slancio dell'anima, un guardare al mondo con uno sguardo nuovo, le infinite possibilità che si hanno davanti, non averla è motivo di grande sofferenza, non c'è quiete nella maturità e quello che si è diventati e si è conquistati è niente e inutile, solo attesa della morte.