domenica 26 novembre 2017

Albertine scomparsa

Titolo: Albertine scomparsa
Autore: Marcel Proust
Editore: Mondadori
Anno: 1993 (edizione originale 1923)
Traduzione: Giovanni Raboni
Stelle: 4 su 5
Pagine: 334
In due parole: la morte di Albertine, un lutto nevrotico e ipocrita


La morte della povera Albertine dopo la suafuga non fa altro che enfatizzare il solipsismo e l'ipocrisia dell'io narrante. Dopo averla praticamente costretta ad andarsene, dopo essersi detto che non la ama e che non gli importa nulla di lei, il narratore si ricrede, dichiara di amarla e di voler far di tutto per riaverla (ossia per renderla ancora una volta prigioniera). La morte di Albertine per un incidente bloccherà i suoi piani ma non la nevrosi che lo ha spinto verso Albertine, cioè come confesserà più avanti l'intento di impedirle di cadere nel vizio dell'amore femminile, la cosa più orrenda che quest'uomo possa immaginare. Nel lutto che ne consegue non cercherà altro che conferme a quello che reputava la perdizione della ragazza e ovviamente la sminuirà sempre di più fino a renderlo un personaggio che ha ragione di essere solo perché oggetto di amore (non soggetto si badi bene). Insomma quello che c'era di spregevole nel volume precedente è qui ripreso e amplificato, il sospetto è di trovarsi di fronte ad un millantatore, Proust inventa certo ma fa altrettanto e forse di più il suo alter ego letterario, ci tiene troppo a farci intendere che Albertine sarebbe tornata da lui nonostante tutto, così come dopo la sua morte si picca di chiarire che l'ha dimenticata talmente bene che anche un suo impossibile ritorno non cambierebbe gli slanci del suo cuore.

Nel frattempo ricompare Gilberte e la tendenza del narratore di vedere ovunque occasioni d'amore (le donne sono nella sua concezione delle viziose che se non si danno ad un uomo, certo è perché si danno ad altre donne), cosa che fa pensare che in realtà non ne abbia mai conosciute davvero. Gilberte dopo aver perduto il padre ed essere stata adottata dal secondo marito della madre (in modo da toglierle il cognome che rivelava le sue origini semitiche), diventerà una ricca ereditiera e sposerà Saint-Loup, fino a quel momento il migliore amico del narratore ma di cui ora si scoprono le tendenze omesessuali. L'impressione è di trovarsi di fronte ad un grande pettegolo che ha sviluppato un po' troppo il gusto della chiacchiera per la chiacchiera, oltre che la convinzione di essere l'unica persona perbene. Detto questo Proust scrive magnificamente, come sempre.