venerdì 10 novembre 2017

Butcher's Crossing

Titolo: Butcher's Crossing
Autore
: John Williams
Editore: Fazi
Anno: 2013 (edizione originale 1960)
Traduzione: Stefano Tummolino
Stelle: 4 su 5
Pagine: 357
In due parole: una storia di frontiera e delle ultime cacce al bisonte


Butchers's Crossing è un incrocio sperduto nel bel mezzo della prateria, una delle tante cittadine del Far West con albergo, prostitute, saloon, barbiere e faccendieri vari. Siamo nel 1873, il paese è ancora giovane come cantava Francesco De Gregori, la ferrovia sta avanzando e la caccia ai bufali non sembra avere mai fine. In questo sperduto avamposto della frontiera arriva William Andrews, ha 23 anni ed ha lasciato Boston e l'esistenza privilegiata che vi conduceva mosso dal bisogno di trovare - in sé e in quello che lo circonda - qualcosa di veramente autentico.
Dopo aver rifiutato un posto da contabile dal commerciante di pelli del posto, si avventura nel paese con un cacciatore esperto, un conducente di buoi e uno scuoiatore fino ad arrivare in una sperduta vallata, dove troveranno una mandria di bufali di proporzioni enormi. La fatica, gli stenti, i pericoli, segneranno profondamente William e anche se l'epilogo della caccia non sarà quello che si aspettava, capirà che non tornerà mai indietro, alla sua vita precedente, ma andrà solo ed esclusivamente avanti.

Racconto epico sulla caccia al bisonte, scritto con uno stile semplice e quasi dimesso, Williams delinea perfettamente l'assurdità della caccia al bisonte: decine di migliaia di animali uccisi solo per la pelle, la prateria sparsa di carcasse marcescenti e di ossa sbiancate, una popolazione animale portata quasi alla soglia dell'estinzione. Se a prima vista il motore primo di questa carneficina è l'avidità, andando più in profondità quello che sembra emergere è che la violenza con cui i bianchi si sono impadroniti ed hanno soggiogato le terre dell'America del Nord, sembra dettata dalla sostanziale incapacità di comprendere ed accogliere quegli spazi immensi, quella natura incontaminata, quegli equilibri millenari. L'uomo bianco violenta tutto ciò che gli si presenta come Altro, perdendo per prima cosa se stesso.