giovedì 30 dicembre 2021

Stirpe e vergogna

Titolo: Stirpe e vergogna
Autrice: Michela Marzano
Editore: Rizzoli
Anno: 2021
Stelle: 4 su 5
Pagine: 391
In due parole: intenso e denso, una riflessione sulla propria famiglia che è anche una riflessione sull'Italia

Esistono memorie familiari che non coincidono o coincidono parzialmente con la memoria condivisa che ogni paese costruisce attraverso il racconto degli storici. Queste due memorie a volte coincidono - ad esempio la memoria di chi ha avuto una nonna partigiana o un nonno deportato - altre volte collidono o coincidono solo parzialmente - la memoria di chi aveva un nonno o una nonna fascisti e magari lo rivendica con orgoglio. La memoria condivisa contribuisce a creare una identità comune, ma non solo, ci aiuta anche a leggere il nostro presente alla luce di quanto è accaduto nel passato, per rivendicarlo - la Resistenza - o rifiutarlo - il fascismo. La costruzione di questa memoria è un processo dinamico, continuamente in atto, che se pure appunto sottoposto a continua revisione non può mai prescindere dai fatti acclarati e dalla fonte documentali, altrimenti diventa mito e agiografia. 

In Italia questo processo di costruzione ha subito rallentamenti di vario tipo ed ha impedito di fare veramenti i conti con il ventennio fascista. Su quel periodo il nostro paese ha steso presto un velo di oblio - dovuto a  ragioni geopolitiche e a scelte di realpolitik più o meno discutibili - che ci hanno impedito di chiarire le nostre responsabilità e di superare veramente le storture del ventennio. Tanto è vero che a fronte di una Costituzione nata dalla Resistenza il nostro codice penale è ancora quello in vigore durante il fascismo. O ancora che i criminali di guerra italiani e i gerarchi più collusi con il regime sono stati solo molto raramente incriminati o condannati, dimenticati se andava bene o in qualche caso riabilitati se andava male. E che la maggior parte dei funzionari statali, nei ministeri, nele università, nei tribunali e tra le forze dell'ordine, avevano tutti a suo tempo giurato fedeltà al fascismo. Insomma nel nostro paese la memoria è ancora divisiva, ma non perché i fatti storici lo siano, piuttosto perché è mancata la volontà di interrogarsi su quel periodo, di riconoscere gli orrori che ha provocato e di assumerci le nostre responsabilità, per cui oggi è possibile pronunciare frasi come "anche i partigiani però" o "Mussolini ha fatto anche cose buone".

Ma cosa succede quando questa dinamica così complicata fa parte della storia di una famiglia? La risposta ce la da Michela Marzano, che scopre o meglio si rende conto, che il padre di suo padre era una fascista, suo nonno, morto quando lei era molto piccola, partecipò alla marcia su Roma e di Mussolini pensava ogni bene.  Inizia così una indagine approfondita in cui nel ricostruire la storia di suo nonno, si interroga sul perché di questa omissione nella mitologia familiare e la contraddizione tra le convinzioni politiche di suo padre e anche sue, con quelle che presumibilmente suo nonno ha avuto per tutta la vita. E' un racconto a tratti molto intimo e intenso, sempre coinvolgente, spesso indignato, Marzano non giustifica suo nonno ma cerca comunque di comprenderlo, di comprendere il nostro paese e infine riafferma con forza la condanna del fascismo e la necessità di riaprire i conti con la nostra storia. Perché la memoria deve essere cosa viva e sempre agita, che non cristalizza il passato ma lo esamina e disamina, per scegliere ogni volta da che parte stare ed agire di conseguenza.