mercoledì 8 giugno 2016

Educazione siberiana

Titolo: Educazione siberiana
Autore: Nicolai Lilin
Editore: Einaudi
Anno: 2009
Curiosità: fu un caso letterario alla sua uscita, l'autore di madrelingua russa lo scrisse direttamente in italiano
Stelle: 3 su 5
Pagine: 343
In due parole: sintetica e didascalica autobiografia di una infanzia e di una adolescenza criminale


Nicolai è figlio e nipote di criminali, gente abituata a risolvere ogni cosa con la violenza, ad ignorare la legge, a sentirsi diversi e a condurre una vita con regole tutte loro, in lotta contro la polizia e lo stato. Non è bella gente, hanno un codice di condotta omertoso, sono violenti, assassini, omofobi, maschilisti, razzisti e farabutti. Nicolai fa quella vita fino alla fine della adolescenza, poi si ritrova militare nei corpi speciali in Cecenia, sappiamo poi che una volta finita la guerra arriva in Italia dove fa il tatuatore. Nulla di più, nulla di meno. Lo stile ricorda molto il racconto orale, notevole se si pensa che lo ha scritto direttamente in italiano un madrelingua russo. Ma forse sono troppe le cose taciute, la crisi che sicuramente deve aver attraversato e che lo ha portato a rinunciare alla criminalità, il percorso professionale da tatuatore, le altre condanne che sembra aver ricevuto dopo la maggiore età... insomma gli mancano parecchie cose per poterlo definire un vero romanzo di formazione, ma certo come testimonianza (anche antropologica) ha un valore elevato. Sulla sua autenticità è stato espresso più di un dubbio, non ho molti elementi per giudicare ma in effetti la didascalità dei racconti sembra un po' sospetta e mancano gli elementi che facciano comprendere come e quando (e in quanto tempo) ha smesso di essere un criminale onesto.