domenica 21 agosto 2016

Il Maestro di Pietroburgo

Titolo: Il Maestro di Pietroburgo
Autore: J. M. Coetzee
Editore: Einaudi
Anno: 2005 (edizione originale 1994)
Traduzione: Maria Baiocchi
Stelle: 3 su 5
Pagine: 215
In due parole: Dostoevskij torna a Pietroburgo da Desdra per capire come e perché è morto il suo figliastro


Mentre era in esilio volontario a Dresda per sfuggire i creditori (vero) Dostoevskij ritorna a Pietroburgo sotto false spoglie per indagare sulla strana morte accidentale del figliastro Pavel (vero il figlio, falsa la morte), lì incontra Nečaev un rivoluzionario russo (veramente esistito, tra l'altro a lui si ispirò per il personaggio di Verchovenskij de I demoni) che è in qualche modo implicato nella morte del figliastro. L'ossessione per la morte di Pavel e l'attrazione per la padrona di casa del figlio e anche per la figlia di lei, portano Dostoevskij ad una crisi profonda che sfocia nell'abbozzo di un capitolo (quello della seduzione della figlia della padrona della camera affittata da Stravogin) che nella edizione originale de I demoni venne eliminato dall'editore e che costituisce il nucleo del romanzo. Basandosi su elementi di verità e altri inventati Coetzee riesce a rendere reale e concreto Dostoevskij e i suoi tormenti e, in particolare, il processo creativo che tutto assorbe e rielabora e che proprio per questo è anche estremamente doloroso, "doveva dare l'animo in cambio" è infatti l'amara considerazione dello scrittore al termine di questo breve romanzo. Tra l'altro la circostanza della morte per una caduta del figlio è sì falsa per Dostoevskij ma vera per Coetzee cui il figlio Nicolas morì ad appena 23 anni per un incidente.