Titolo: Lincoln nel Bardo
Autore: George Saunders
Editore: Feltrinelli
Anno: 2017 (edizione originale 2017)
Traduzione: Cristiana Mennella
Stelle5: su 5
Pagine:
347
In due parole: Willie Lincoln muore, suo padre Abe è prostato dal dolore, entrambi si ritrovano come sospesi tra il passato e il futuro
Magnifico e immaginifico romanzo. Quando Abraham Lincoln perde il figlio Willie la guerra civile è appena cominciata e sembra pronta a trasformarsi in un immane disastro per quello che allora era il presidente degli Stati Uniti d'America. Da questo fatto, immaginando il dolore provato da un uomo che - a detta dei giornali dell'epoca - si recò nella cripta in cui era custodita la bara per aprirla e poter abbracciare un'ultima volta il figlio morto, George Saunders costruisce un romanzo magnifico, immaginifico e frammentario. Willie infatti resta bloccato nel cimitero, in uno stato intermedio tra la morte e l'aldilà, il Bardo appunto del titolo. Intorno a lui ci sono centinaia di anime nella sua stessa condizione, impaurite oppure non ancora pronte ad affrontare l'ultimo grande mistero. Ed è proprio attraverso i racconti di queste anime (fantasmi, spettri, presenze) che sappiamo cosa farà e cosa deciderà di fare il piccolo Lincoln e cosa fece suo padre in quella notte di dolore nel cimitero. Intervallando le voci di chi non esiste più con quelle prese da giornali, memorie, corrispondenze dell'epoca, Saunders ci racconta una storia bellissima e profonda, commovente e credibile, sì credibile nonostante sia ovviamente impossibile.