Autore: Gabriele Del Grande
Editore: Mondadori
Anno: 2023
Stelle: 5 su 5
Pagine: 607
In due parole: la storia della migrazione verso l'Europa dalla I guerra mondiale in poi, tra legalità (poca) e illegalità (sempre di più)
In questo saggio, denso e accurato, Gabriele Del Grande racconta come si è sviluppata ed evoluta la migrazione verso l'Europa occidentale, dalle (ex) colonie ma anche dai paesi del blocco comunista, e di come la progressiva illegalità sia andata sotto braccio al razzismo più bieco. Si parla quindi di immigrazione ed emigrazione, di suprematismo bianco, di razzismo e di ipocrisia. La stretta sui visti, le limitazioni agli spostamenti delle persone (soprattutto di quelle più povere e/o provenienti dai paesi più poveri) non ferma affatto questi spostamenti, dati alla mano Del Grande mostra come i flussi siano rimasti pressoché costanti, anche alla luce delle pressioni interne (persecuzioni, povertà, guerra) che spingono le persone ad emigrare. La chiusura delle frontiere ha contribuito ad arricchire i trafficanti di esseri umani e a rendere il viaggio sempre più pericoloso, causando la morte di migliaia di esseri umani. In un Europa poi che ha fame di manodopera, ben lieta di sfruttarla e di tenerla sempre più ai margini. Nella "modesta proposta" che Del Grande fa alla fine del saggio, si chiede di aprirle queste frontiere e di consentire alle persone di muoversi liberamente (fuori e dentro l'Europa) se vogliamo davvero vivere in un mondo più equo e giusto.