martedì 8 maggio 2018

Anni luce

Titolo: Anni luce
Autore: Andrea Pomella
Editore: add editore
Anno: 2018
Curiosità: selezionato nella dozzina del Premio Strega 2018
Stelle: 3 su 5
Pagine: 149
In due parole: affinità elettive ed esistenziali tra l'autore ed Eddie Vedder dei Pearl Jam

Breve premessa: il racconto autobiografico fa parte di una collana - Incendi - a cavallo tra autobiografia, biografia e saggio a proposito di una intensa passione per scrittori, registi, musicisti, eccetera ad opera di intellettuali di varia provenienza. Detto questo si comprende meglio l'alternanza tra accadimenti e riflessioni personali e brani biografici e critici su Eddie Vedder, i Pearl Jam e per estensione su tutto il movimento Grunge.
Andrea Pomella racconta bene la sua prima giovinezza e l'amicizia strampalata con Q., chitarrista del gruppo di cui faceva parte, le discese alcoliche e stupefacenti nelle notti romane, l'insensatezza del proprio stare al mondo, un viaggio in interrail disorganizzato e sconclusionato. Allo stesso tempo traccia una biografia minima del Grunge, dei Pearl Jam e di Eddie Vedder. Forse a tratti un po' forzato nell'alternanza tra la cifra autobiografica e quella biografica (in qualche occasione un filino pedante) è una lettura gradevole, anche se non memorabile. Quello che potrebbe sembrare un difetto è forse il tratto più autentico del racconto, intendo una certa sconclusionatezza nell'inizio e nella fine di questa amicizia tutta al maschile: le vite del narratore e di Q. vanno in parallelo per un po' poi divergono e l'amicizia finisce o meglio si esaurisce. E' capitata a tutti una cosa del genere, una frequentazione nata in modo casuale, va avanti per un po', si condivide tutto, poi finisce, qualcosa è successo ma non tra di voi intorno a voi e nel giro di breve tempo quello che avevate si esaurisce e vi ritrovate a pensarci dopo 20 anni e a chiedervi "chissà che fine ha fatto..." qui è un incidente di macchina senza gravi conseguenze a mettere in moto il processo di allontanamento... altre volte è semplicemente l'inevitabilità del dover crescere.