martedì 1 agosto 2017

Tempo di uccidere

Titolo: Tempo di uccidere
Autore: Ennio Flaiano
Editore: Rizzoli
Anno: 1968
Curiosità: la prima versione del romanzo è stata pubblicata nel 1947, successivamente Flaiano la rivede e questa è appunto la versione che l'autore reputa finale. Nel 1989 Giuliano Montaldo ha diretto un film ispirato al romanzo, con Nicolas Cage nel ruolo del protagonista
Stelle: 5 su 5
Pagine: 313
In due parole: un tenente, un mal di denti, un incontro imprevisto, una catena di coincidenze e la guerra coloniale in Etiopia


Etiopia, durante l'occupazione italiana che ha concluso la sanguinosa invasione voluta da Mussolini. Un tenente a causa di un mal di denti parte in licenza alla ricerca di un dentista, il camion su cui viaggia ha un incidente e decide di proseguire a piedi. Prenderà una scorciatoia e dopo essersi perso un incontro casuale lo porterà a commettere e a pianificare azioni insensate. Flaiano racconta un paese privo di ogni folclore o esotismo, l'Etiopia è un paese arido e ferito che si riprende a stento dalla guerra e accoglie - suo malgrado ma anche con un certa indifferenza - gli occupanti italiani, con i loro traffici, le loro beghe, i loro appetiti di vario genere.
Il tenente del racconto, scritto in prima persona, tenta di mettere in atto una lunga fuga che è forse anche un tentativo di espiazione ma non certo di redenzione. Ci sono le colpe, c'è la consapevolezza di averle commesse ma non il rimorso. La guerra è una tragedia, sempre, chi occupa un paese che non è il suo non può che essere crudele anche quando è disperato, soprattutto quando lo è. A volte la crudeltà è dettata dalla cupidigia e dall'arroganza e allora è anche peggio.
Nell'appendice sono riportati brani del diario che Flaiano tenne durante il suo servizio in Etiopia tra il novembre del 1935 e l'aprile del 1936. Tra gli aneddoti e le osservazioni, troviamo il racconto di una terribile rappresaglia: il 7 marzo 1936 gli italiani massacrarono tutti gli abitanti di Adi Onfitò, una donna viene sottoposta a terribili sevizie, Flaiano lo racconta senza particolare enfasi. Forse il senso di questo romanzo terribile e magnifico sta proprio qui, il male è commesso non solo per necessità ma anche per inerzia. E' la guerra. Nessuno è mai stato condannato per quel crimine, l'Italia come sappiamo è restata sostanzialmente impunita per i crimini commessi nei territori che invase.