sabato 25 aprile 2015

Quello che so

Quello che so del nazi-fascismo me lo hanno raccontato mia madre e mio padre: la protervia dei gerarchi, la povertà, l'ingiustizia.

Quello che so del nazi-fascimo l'ho scoperto dai libri di storia e non, da film e documentari: l'assassinio di Matteotti e di tanti altri oppositori, l'esilio, il confino, i professori che rifiutarono di giurare fedeltà al regime, le prigioni di Gramsci, le persecuzioni contro gli ebrei, i rom, gli handicappati, chiunque non fosse ariano.

Quello che so della guerra di liberazione me lo hanno raccontato mia madre e mio padre: i rastrellamenti, la paura, i bombardamenti, la ritirata tedesca, l'avanzata alleata, i morti lasciati per strada, gli atti di pietà.

Quello che so della guerra di Liberazione l'ho scoperto dai libri di storia e non, da film e documentari: l'eccidio delle Fosse Ardeatine, Sant'Anna di Stazzema, l'8 settembre, Porta San Paolo, la Linea Gotica, l'armadio della vergogna, il processo di Norimberga, le lettere dei condannati a morte.

Quello che non so del nazi-fascismo è cosa si prova a vivere per anni sotto una dittatura, continuamente martellati dalla propoganda, in un mondo ridotto e diviso in compartimenti stagni, in cui l'unico sentimento ammesso è l'odio.

Quello che non so della guerra di Liberazione è il coraggio che si deve avere per rischiare la vita combattendo il nazi-fascimo, non conosco la paura che certamente si provava e che veniva superata non in nome del coraggio ma della libertà e della giustizia, non solo per l'Italia ma per tutta l'Europa.

Quello che so della Resistenza è che il 25 aprile è la festa più bella e che poterla festeggiare dopo 70 anni è il privilegio più grande, privilegio di cui sono grata alle donne e agli uomini che, poco più che ragazzi, lo hanno reso possibile.

Bella Ciao e Fischia il vento sono per me canzoni dell'infanzia, stamattina a cantarle insieme ai pochi partigiani mi sono commossa. Quei mesi che andarono dal settembre del '44 all'aprile del '45 riscattarono il nostro paese dagli anni bui del ventennio, non fummo perdonati perché mai si potrà perdonare la crudeltà e la barbarie che travolse tutto e tutti e a cui l'Italia contribuì, ma potemmo alzare la testa finalmente, potemmo guardarci allo specchio e affrontare la ricostruzione, potemmo scegliere la Repubblica, potemmo avere una nuova Costituzione, potemmo essere liberi. Certo, non fu tutto perfetto, ancora non lo è, ma se siamo qui ora lo dobbiamo a quegli uomini e a quelle donne che scelsero di essere liberi, giusti e in pace. Non dovremmo mai dimenticare e li dovremmo onorare, ora e sempre.