Titolo: La città dei vivi
Autore: Nicola Lagioia
Editore: Einaudi
Anno: 2020
Stelle: 4 su 5
Pagine: 408
In due parole: inchiesta sobria e rispettosa su di un terribile fatto di cronaca
La morte di Luca Varani, i terribili particolari della sua morte ad opera di Manuel Foffo e Marco Prato, hanno riempito per mesi le prime pagine dei giornali e i talk show in tutte le fasce orarie. Le vite dei tre e delle loro famiglie, amicizie e conoscenze è stata analizzata, indagata, millantata, manipolata anche. Un'attenzione così continua e ossessiva da aver avuto l'effetto opposto, più si conosceva dei fatti e delle vite di chi era coinvolto, meno si comprendeva come una cosa così terribile fosse potuta accadere. Sono passati 5 anni ormai, Prato si è suicidato in carcere prima del processo, Foffo è stato condannato in via definitiva all'ergastolo, i genitori di Varani sono rimasti irrimediabilmente soli. La vicenda si è quindi in qualche modo conclusa, ma continua in qualche modo a scavare, anche solo per l'impatto che ha avuto sulle persone coinvolte, per prossimità ai protagonisti o per ragioni di lavoro. Casi di questo genere fanno riflettere sulla natura del male, sulla casualità con cui ci si trova davanti a situazioni irrimediabili, ma che si sarebbero potuto facilmente evitare se... ecco Lagioia cerca di raccontare - riuscendoci - proprio questo, il confine sottile tra le stupidaggini che a volte si fanno ma da cui in qualche modo ci si salva, e le tragedie immense in cui quella stupidaggine ha causato una tragedia, ha distrutto vite tra cui anche la nostra..
Il libro elenca in maniera sobria e molto rispettosa, il contesto in cui l'omicidio di Luca nasce e si realizza. Attraverso gli atti giudiziari, i verbali, la stampa, le interviste alle persone coinvolte Lagioia ricostruisce le personalità e le vite di Varani, Foffo e Prato. Sono ovviamente tre figure in chiaroscuro, anche se Luca è certamente il più innocente e non solo per il fatto di essere la vittima. Di Foffo e Prato impressiona come i loro apparenti privilegi, non gli abbiano impedito di prendere tutte le decisioni sbagliate che potevano prendere. La dinamica che si crea tra i due, morbosa e manipolatoria, viene certamente facilitata dall'assunzione di droga e alcool ma non è l'unica spiegazione. Ad impressionare è l'assenza o comunque la presenza minima delle madri dei tre ragazzi, questa storia è una storia tutta maschile e, con l'esclusione di Marta Gioia la fidanzata di Luca, il punto di vista femminile è rarissimo. Ci sono però i padri: arrabbiato e addolorato il padre di Luca, arrogante all'inizio e poi sgomento quello di Marco, presente e combattivo quello di Manuel. Ci sono poi i tre protagonisti, la cui vita si è cristallizzata nel delitto e che da quel delitto viene interpretata e illuminata (o meglio oscurata).
Lagioia poi è molto bravo a dare equilibrio al racconto attraverso altre due linee narrative minori, quella di un misterioso turista olandese e la storia personale di Lagioia, che spiega perché viene colpito così nel profondo dalla vicenda, tanto da decidere di scriverne un libro. Sullo sfondo poi abbiamo Roma, una città cupa e degradata (si era in piena crisi rifiuti al tempo), indifferente. Anche se a guardare bene le Roma raccontate sono tante: quella della periferia lontana da tutto, quella dei quartieri dormitorio, quella del centro, quella notturna della cocaina e dello sballo. Nonostante la crudezza della storia mi sento di consigliarlo.